La differenza culturale e sociale si deve trasformare in un pretesto di arricchimento, di confronto e di scambio che genera riflessione e permette di mettere a disposizione di tutta la comunità educante le risorse che si trovano ad alimentarla. E’ attraverso la sinergia e la collaborazione che la multilateralità si trasforma in linfa per una crescita omogenea del gruppo in cui ogni eccezione è capace di essere sintetizzata in valori che via via diventano più ampi e hanno occasione di proporsi come modelli di interazione che hanno la propria ragion d’essere nella capacità di assorbire e far proprio ciò che non è uguale per riproporre modelli nuovi e sempre più capaci di leggere la modernità. 

Per questo la collaborazione tra Intercultura e continuità è stata fondamentale per elaborare un modello di accoglienza che abbia l’ambizione di fornire risposte capaci di vedere il mondo come un insieme che sa contaminarsi e fare della contaminazione la ragion d’essere dello stare insieme.

Accogliere i nuovi arrivati siano essi provenienti da un ordine di scuola differente o da un modello culturale “altro” non può essere vista come un’azione indipendente l’una dall’altra, ma come atto capace di risolvere l’arrivo di qualcosa che è nuovo e, in virtù di ciò, portatore di valori che alimentano la comunità accogliente e la arricchiscono facendola variare. 

L’Intercultura ha cercato di fare tesoro delle attività che erano state svolte negli anni precedenti e si è proposta di coinvolgere l’intera comunità educante (alunni, famiglie, docenti, personale Ata, dirigenza e territorio) nel processo di abbattimento degli “steep” in senso biunivoco dal punto di vista di chi si trova in loco e di chi arriva; in tal modo la distanza è minore e le due sponde risultano più vicine e più pronte ad unirsi.

In conclusione l’intercultura intesa come accoglienza e risoluzione delle differenze ha funzionato perché si è avvalsa dell’intera comunità scolastica.

 
 
 

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